L’intento iniziale del progetto fotografico “Prese d’aria” è quello di osservare l’interno di vari oggetti (ventilatore, caffettiera, borraccia, scarpa…) al di là del loro semplice aspetto formale e familiare.
Una geologia o anatomia di oggetti ordinari tagliati a metà e presentati in grandi stampe. Siamo così di fronte a un ventilatore visto di profilo, di cui scopriamo circuiti e meccanismi interni. La sezione fotografata offre una visione analitica dell’oggetto, dove è scomposto in diverse parti: eliche, circuito elettrico, piede, base.
L’oggetto, solo davanti allo spettatore, appare quindi fondamentalmente strano. Sembra spogliato di ogni funzionalità. Non possiamo più collegarlo a un sistema di catalogazione che gli darebbe un significato preciso o un uso concordato. L’oggetto è letteralmente trasfigurato nel suo stesso aspetto e, presentato da solo su uno sfondo neutro, non siamo più in grado di registrarlo in un sistema di referenziazione. L’oggetto rimane orfano e non è possibile utilizzarlo.
Nel progetto fotografico “Prese d’aria” percepiamo un oggetto la cui superficie graffiata o ammaccata in alcuni punti, testimonia la sua usura, la sua storia, la sua unicità. Allo stesso modo la bottiglia tagliata a metà, le cui due metà sono giustapposte una accanto all’altra, appare come una forma astratta che emerge dal nulla. E, ancora, l’oggetto perde la sua identità. Non abbiamo più un vero punto di riferimento per riconoscerlo come tale e dargli la sua usuale utilità. I contorni della bottiglia reagiscono alla luce e brillano di una lucentezza argentea, mentre l’interno curvo della bottiglia non offre assolutamente profondità. Si percepisce solo una superficie opaca nerastra o grigiastra con alcune macchie marroni. Ogni profondità viene quindi nuovamente abolita.
Questo progetto fotografico è quindi sia analitico che sperimentale. Soprattutto ci permette di vedere e riscoprire oggetti ordinari che vengono manipolati, trasfigurati, amputati. La scala monumentale per la quale Patrick Tosani ha optato, infine, amplifica la sensazione di stranezza che questi oggetti risvegliano nello spettatore.
Tuttavia, il progetto fotografico di Patrick Tosani non si limita a questa decostruzione degli oggetti. Il suo lavoro si svolge soprattutto nell’immagine, più che nell’oggetto fotografato. “L’oggetto esiste solo nell’immagine costruita”, suggerisce il fotografo. Perché l’immagine è prima di tutto una scelta di inquadratura e illuminazione, in particolare. Il minimo spostamento dell’obiettivo nello scatto sconvolge l’immagine che avremo dell’oggetto.
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