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Sono Anna Mola e sono una photo-editor da oltre 10 anni. Se non conosci la mia professione, ti spiego brevemente in cosa consiste.

Un photo-editor è sostanzialmente un consulente per fotografi. In particolare:

  • mi occupo di letture portfolio
  • organizzo concorsi fotografici
  • curo mostre fotografiche
  • faccio il giudice nei concorsi di fotografia

Le serie fotografiche e la costruzione di portfolio, quindi, sono il mio pane quotidiano.

In questo articolo ti parlerò di ciò che ho imparato sulla costruzione di un progetto fotografico nel mio lavoro di photo-editor.

Ho letto molti articoli di questo tipo. Di solito vengono scritti da fotografi che parlano della loro personalissima esperienza. Li ho sempre trovati interessanti – come del resto le autobiografie di grandi autori.

Un photo-editor, però, è una figura professionale in grado di dare un giudizio obiettivo e competente su un progetto fotografico. È molto differente rispetto all’auto-analisi di un fotografo.

Cos’è una serie fotografica?

“Rock, Paper, Scissors” – Mathieu Chaze

Innanzitutto parto dalle basi: cosa si intende per “serie fotografica”? A grandi linee, si tratta di una sequenza di immagini realizzate seguendo un filo conduttore.

Molti pensano, erroneamente, che si tratti di un insieme di foto o l’insieme delle foto migliori di un fotografo. Non è affatto così.

Ciò che tiene insieme la serie può essere una storia di attualità o anche la storia di una singola persona. Oppure può essere il racconto di una città o di un evento. Ancora, il filo conduttore può consistere semplicemente nella coerenza stilistica o cromatica.

Prima di iniziare un vero progetto fotografico, quindi, è indispensabile porti alcune domande:

  • L’idea di base.
  • La fattibilità.
  • Il linguaggio.

Nella mia esperienza di photo-editor, le serie migliori che ho visto tenevano conto di tutti questi aspetti, senza sottovalutare nessun dettaglio.

Te li spiego uno a uno.

L’idea di base

“Chongqing, sur les quatre rives du temps qui passe” – Cyrus Cornut

Come puoi valutare se l’idea alla base del tuo progetto fotografico è valida? Per comprenderne l’efficacia, l’idea deve rispondere ad alcune domande fondamentali, ovvero:

  • Cosa voglio comunicare con questo progetto?
  • A chi potrebbe essere utile?
  • Chi potrebbe riconoscersi nei messaggi trasmessi dalle mie foto?

Rispondere a queste domande ti costringerà a ragionare su come verrà percepito il progetto fotografico dall’osservatore. Questo è particolarmente utile per capire se, quello che racconterai, può interessare solo te o un pubblico più o meno vasto.

La fattibilità

“Asymptote” – Evelyn Bencicova

Anche l’idea migliore del mondo deve fare i conti con la sua fattibilità. Fissa i punti cardine:

  • Cosa mi serve in concreto?
  • Quale attrezzatura fotografica mi serve?
  • Che tempistiche mi impongo?
  • Quali sono gli spostamenti necessari?
  • Avrò bisogno di permessi?

Ragionare su questi punti ti aiuterà a pianificare il lavoro. “Failing to plan is planning to fail” dicono gli inglesi, ovvero “Non pianificare, vuol dire pianificare il proprio fallimento”. È proprio così.

Ho visto moltissimi ottimi progetti arenarsi per mancanza di tempo. Oppure per aver sottovalutato le difficoltà tecniche oggettive di realizzazione.

Ti faccio un esempio molto semplice. Se prevedi di realizzare dei ritratti, per mostrarli ti servirà una liberatoria dei soggetti. Altrimenti legalmente non sarà possibile pubblicarli. Ignorare questo aspetto significa dover buttare via mesi di lavoro.

Il linguaggio

“Letters to Gemma” – Mariceu Erthal García

Qui devi innanzitutto essere onesto con te stesso. Devi chiederti:

  • Il progetto che voglio realizzare posso raccontarlo con le immagini?
  • Sarebbe meglio utilizzare un altro mezzo comunicativo?

Questo terzo punto forse è il più complesso, ma anche il più importante. Non devi mai dimenticare che la fotografia è un linguaggio visivo. Non ci sono parti da leggere, né voci da ascoltare.

Devi, quindi, riuscire a comunicare la tua idea esclusivamente attraverso le immagini.

Puoi usare delle didascalie. Molto spesso aiuteranno a comprendere la tua chiave di lettura. Non possono, però, compensare un’immagine poco potente.

Una foto non riuscita è quella che farebbe commentare: “Se non avessi letto il testo non avrei mai capito cosa stavo guardando”. Non devi assolutamente trovarti in questa condizione.

Conclusioni

Lavorare ad un progetto fotografico è un esercizio molto complesso. Il mio consiglio è di focalizzarti su quello che ami veramente.

Un tema che ti sta particolarmente a cuore sarà più semplice e naturale da raccontare, perché ti concentrerai sul quel punto senza distrazioni. Se sei coinvolto emotivamente, riuscirai a superare con più slancio anche i momenti di inevitabile difficoltà.

Una volta finito il lavoro, sarà indispensabile visualizzarlo nel suo complesso. Questo ti aiuterà ad apportare le eventuali migliorie. Per ottimizzare il racconto, poi, dovrai scegliere gli scatti più significativi.

In questa fase, un errore ricorrente è quello di scegliere gli scatti esteticamente migliori. Dovrai essere capace, invece, di selezionare le foto che meglio raccontano la tua storia.

Non è una lavoro semplice. Se sei coinvolto emotivamente, infatti, farai anche più fatica ad essere obiettivo. È proprio a questo punto che l’aiuto di un photo-editor può essere di fondamentale importanza.

Un occhio esterno, obiettivo e professionale può indicarti la strada migliore. Il mio lavoro consiste proprio in questo. Se vuoi approfondire, puoi contattarmi attraverso questo link.

I progetti fotografici citati nelle immagini dell’articolo puoi trovarli a questi link:

Immagine di copertina: “Comfort zone” – Valeria Sanna

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